Fotografare con poca luce

Vi sarà sicuramnte capitato di essere in difficoltà nel fotografare con poca luce a disposizione.
Di solito accade questo: si acquista una macchina fotografica durante la mattinata o nel pomeriggio e si inizia a scattare un bel po’ di foto, divertendosi e notando quanto il nuovo apparecchio dia immagini più belle rispetto a quello precedente.
Poi però arriva la sera e si nota che i risultati iniziano a degradare come qualità: le foto sono mosse, compare un rumore fastidioso, si notano delle scie… insomma, le foto non ci piacciono. Perché? Che cosa è successo?
Fotografia, ricordiamocelo, significa letteralmente “disegnare con la luce” e di notte, dunque, ci manca proprio la nostra materia prima più importante: la luce.
A questo punto dobbiamo sempre ricordarci che fare fotografie in ambienti poco luminosi (o addirittura di notte) è comunque sempre più difficile che scattare in una bella giornata di sole e questo si traduce nel dover accettare più compromessi, perché ci scontriamo proprio con un limite fondamentale di questa tecnologia.
Come fotografare con poca luce e ottenere belli scatti?
Ci sono sostanzialmente 4 modi, che vedremo tra poco, ma prima è necessario ricordare una cosa: una delle differenze tra le fotocamere reflex e le compatte è che mentre per le prime è sempre possibile intervenire per aggiustare manualmente i parametri e quindi ottenere esattamente quello che si vuole, per le seconde di solito tutto viene deciso in modo automatico da un software, che semplicemente tenta di bilanciare l’apertura del diaframma con la sensibilità (ISO) del sensore e il tempo di scatto in un modo “neutro”, ossia senza dare una precedenza particolare a questi fattori. E’ dunque chiaro che anche in questo caso l’utilizzo di una macchina reflex può dare risultati molto migliori.
I modi, dunque, per fare fotografie con poca luce sono i seguenti:
- Aumentare il tempo di esposizione: questa tecnica è perfetta quando si devono fotografare oggetti fermi o che si muovono con una velocità molto inferiore a quella necessaria per apparire mossa col tempo di scatto che scegliamo. Ad esempio se scegliamo un soggetto fermo rispetto al nostro punto di osservazione, in teoria possiamo scegliere un tempo di esposizione infinito senza che la foto risulti mossa (ovviamente utilizzando un treppiede, in quanto le nostre mani difficilmente possono essere immobili per più di 1/20 di secondo). Se invece dobbiamo fotografare una persona che parla difficilmente potremo salire oltre 1/50. Se però l’effetto mosso è desiderabile, allora questa tecnica dovrebbe avere la precedenza, in quanto non ha ulteriori effetti collaterali.
- Aprire il diaframma al massimo:portando i valori del diaframma al minimo ci consente di far passare più luce per unità di tempo e quindi ottenere foto più luminose al prezzo, però, di una ridotta profondità di campo che però può essere attenuata da una focale corta. L’ideale dunque sono spesso i ben noti “cinquantini”, ossia i 50 mm f/1.2 o f/1.4, che riescono a far passare moltissima luce e che quindi sono indicati nelle situazione di cattiva illuminazione. Se l’effetto bokeh è desiderato, allora questa tecnica deve avere la precedenza.
- Aumentare la sensibilità ISO del sensore: questa tecnica è del tutto neutra, e quindi sarebbe la prima da adottare perché tra l’altro simula perfettamente il comportamento della retina umana, capace di adattarsi (meglio di qualunque sensore in realtà) al buio in pochi minuti, diventando più sensibile ai pochi fotoni che la colpiscono. In realtà, però, aumentando molto gli ISO si inizia ad intravedere il cosiddetto “rumore”, ossia una nube di pixel colorati che disturbano la foto. Questo è un problema esclusivamente tecnologico, per cui è tanto meno presente quanto più è buona la nostra macchina fotografica. Inoltre, come ulteriore elemento di distinzione tra le macchine fotografiche reflex e le compatte, spesso queste ultime non vanno nemmeno oltre la soglia dei 400/800 ISO, rendendole del tutto inadatte a fare foto con poca luce.
- Utilizzare il flash: questa può essere considerata l’ultima spiaggia, ma in certi casi è la via migliore. Consente di fotografare a distanze ravvicinate (3-4 metri con i flash incorporati, fino a 30 con i modelli più potenti) con una buona illuminazione, che però può avere effetti collaterali, specialemente se si fotografano volti umani: effetto occhi rossi ed evidenziazione dei difetti cutanei (sudorazione, irregolarità).
E’ evidente dunque che anche in questo caso la bravura nel fotografo sta nel bilanciare gli effetti collaterali di ogni tecnica per ottenere il risultato migliore possibile, o addirittura, sfruttare gli effetti collaterali stessi per ottenere foto originali e molto suggestive. Un classico esempio è la lunga esposizione fatta magari su una strada di notte: si ottengono foto perfette a tutto ciò che è immobile (la strada, gli edifici, i marciapiedi) e delle bellissime scie luminose disegnate dai fanali delle vetture.
Il caso peggiore dunque è quello in cui dobbiamo fare fotografiie ad elementi che si muovono velocemente in un ambiente poco luminoso, in quanto non possiamo allungare i tempi di esposizione e quindi non ci resta che utilizzare obiettivi molto aperti e sensibilità ISO elevate. Se ci viene commissionato un servizio fotografico in un contesto di questo tipo, è dunque necessario effettuare prima una sessione di test sul campo, per capire se si ha a disposizione l’attrezzatura giusta.
Una sera ho portato con me la reflex ad uno spettacolo di danza del ventre su un palco poco illuminato! complici la mia scarsa padronanza del mezzo e le pessime condizioni di luce, non vi dico che schifezze mi sono uscite fuori 😀
Insomma non si fotografa con poca luce. Se proprio volete farlo attrezzatevi.
interessante, semplice ed efficace
Ottimo
Complimenti per tutti gli articoli!!
OTTIMO !!!
buono
Ottimo articolo!